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ROBIN HOOD IN REVERSE

By Vile & Arrogant, 22 May 2018
Image: https://socialcleansing-is-brutal.tumblr.com/

The V&A’s butchered chunk of Robin Hood Gardens is a vile and arrogant monument to the social cleansing of London. Architecture, or a reified slice of it, is preserved and celebrated for aesthetic contemplation at the very same moment that it is destroyed as people’s homes. It’s an obscene spectacle, where working class housing is usurped for middle class pleasure, social vandalism whitewashed by the circuits of cultural heritage.

 

Don’t be fooled into thinking this exhibit is a celebration of Brutalist architecture. It’s exactly the opposite. The ‘rough poetry’ of Brutalism emerged as an ethical and critical confrontation with society, not as the abstract ‘beauty’ of architectural form, as if social concerns were a mere background. Alison and Peter Smithson, the architects of Robin Hood Gardens, could not have been more direct: ‘Brutalism tries to face up to a mass-production society, and drag a rough poetry out of the confused and powerful forces which are at work. Up to now Brutalism has been discussed stylistically, whereas its essence is ethical’.

 

But in our miserable times, the Victoria and Albert Museum falls back on style without ethics, architecture without people. Make no mistake, this is not the revival of Brutalism but its living death. For ‘building which denies what is going on’, as Peter Smithson observed, ‘is just the opposite of Brutalism – it is chi-chi, which is a sort of evasion’.

 

What, then, is being evaded with the V&A’s chi-chi chunk of Robin Hood Gardens? London is in a deep crisis of housing affordability, a crisis manufactured by state and corporate actors who are wallowing in a booming housing economy. This wealth piles high amidst the return of slum housing, massive working class displacement, soaring rents, and street homelessness. Yet across London, council estates like Robin Hood Gardens are being demolished in staggering numbers. Our homes and communities are laid waste in order to serve up public land to private capital, for rental and sale at exorbitant prices or speculation as empty property.

 

Of course, the V&A claims their exhibit will prompt the ‘urgent questions that face us all about the future of social housing’. But this only makes the V&A more complicit, as it overlays the predatory cannibalism of estate demolition with polite and indefinite conversation, when what’s needed is action to stop it. These ‘urgent questions’ are not an intervention but a palliative, should any residual social conscience spoil the middle class pleasures of the occasion. The V&A couldn’t even bring itself to support the campaign against the estate’s demolition. And it’s farcical for its Director, Tristram Hunt, to now claim an interest in social housing when, as an MP, he said nothing while his Labour Party was readying to demolish Robin Hood Gardens and so many other London estates. The V&A’s exhibit is a celebration of the ruination of council housing, an obscene spectacle fashioned from the demolition of people’s homes.

 

https://socialcleansing-is-brutal.tumblr.com/

@VArrogance

 

Italian Version

No al monumento alla gentrificazione
del museo V&A di Londra

 

Il V&A Museum di Londra inaugura l’esposizione di una sezione del complesso abitativo popolare Robin Hood Gardens, già demolito

 

Questo pezzo smembrato dei Robin Hood Gardens è un monumento alla pulizia sociale di Londra. L’architettura, o meglio una porzione reificata della stessa, è celebrata e conservata per la contemplazione estetica nello stesso momento in cui viene distrutta nella sua funzione di casa per le persone in carne ed ossa. E’ uno spettacolo osceno, dove l’edilizia popolare è usurpata per il piacere della classe media, vandalismo sociale coperto dai cir- cuiti delle mostre e del patrimonio culturale.

 

Non fatevi ingannare dall’idea che questa esposizione possa essere una celebrazione dell’architettura Brutalista. E’ esattamente l’opposto. La “grezza poesia” del Brutalismo emergeva nel suo confronto etico e critico con la società, non come bellezza astratta della forma architettonica, come se le preoccupazioni sociali rimanessero semplicemente sullo sfondo. Alison e Peter Smithson, gli architetti dei Robin Hood Gardens, non avrebbero potuto essere più diretti: “il Brutalismo tenta di confrontarsi con la società della produzione di massa e di fare emergere una poesia grezza dalle confuse e potenti forze in azione. Finora il Brutalismo è stato discusso dal  punto di vista stilistico, laddove la sua essenza è, in realtà, etica.”

 

Ma in questi tempi miserabili il Victoria and Albert Museum torna indietro allo stile senza etica, all’architettura senza le persone. Non ingannatevi, questo non è il revival del Brutalismo, è piuttosto la sua morte in vita. Perchè, come Peter Smithson ha osservato: “Costruire qualcosa che nega la realtà di ciò che accade, è esattamente l’opposto del Brutalismo, è pretenzioso, è una sorta d’evasione”.

 

Cosa nasconde dunque l’ “elegante” frammento dei Robin Hood Gardens esposto per volere del Victoria & Albert Museum?

 

Londra sta attraversando una grave crisi dal punto di vista dell’accesso alla casa, una crisi causata da attori statali e privati che sguazzano nel boom dell’economia del mattone. E questa ricchezza che si accumula con- trasta con il ritorno di situazioni abitative degne di una baraccopoli, con il massiccio displacement delle classi lavoratrici, con l’impennata degli affitti e con una quantità crescente di senza fissa dimora. Eppure, a Londra, viene oggi demolito un numero sconcertante di complessi di edilizia popolare come i Robin Hood Gardens.

 

Le nostre case e le nostre comunità sono devastate per trasferire spazi pubblici al capitale privato, per favorire affitti o vendite a prezzi esorbitanti o per speculare su proprietà vuote.

 

Ovviamente il Victoria & Albert Museum sostiene che la loro mostra solleciterà molte “domande urgenti che riguardano il futuro dell’edilizia popolare”. Ma questo non farà che rendere ancora più complice il V&A. Complice nel coprire il cannibalismo predatorio della demolizione con un’educata e indefinita conversazione, proprio nel momento in cui è invece necessaria un’azione in grado di fermare la devastazione. Queste “domande urgenti” non sono un intervento, ma un palliativo, in caso una residua coscienza sociale dovesse privare gli astanti del piacere borghese dell’occasione. Il V&A non potrebbe nemmeno schierarsi nella campagna contro la demolizione del complesso. Ed è farsesco che il suo direttore, Tristram Hunt, sostenga di interessarsi al diritto
alla casa quando, durante il suo mandato da parlamentare, ha taciuto di fronte all’operato del suo partito che stava preparando la demolizione dei Robin Hood Gardens e di tanti altri complessi pubblici di Londra. La mostra del V&A è una celebrazione della rovina dell’edilizia residenziale pubblica, uno spettacolo modellato sulla demolizione delle nostre case.

 

https://socialcleansing-is-brutal.tumblr.com/

@VArrogance